Quando:
Data - 22/02/2025
Ora - 20:45
Dove
Azzano Decimo, Chiesa S. Pietro Apostolo
Sabato 22 febbraio ore 20:45 – Chiesa di San Pietro Apostolo, Azzano Decimo
Dediche: riconoscenza e memoria
Orchestra da Camera di Pordenone
Guglielmo Pellarin, corno
Giulio Arnofi, direttore
Nel periodo viennese legato alla sua attività di virtuoso del pianoforte (tra il 1782 e il 1786 nascono non meno di quindici importanti concerti per pianoforte) Mozart scrisse i quattro concerti per corno e orchestra e precisamente il K. 412 in re maggiore, il K. 417 in mi bemolle maggiore, il K. 447 in mi bemolle maggiore e il K. 495 in mi bemolle maggiore. Essi, insieme al Quintetto concertante per corno e archi K. 407 in mi bemolle, furono composti per Ignazio Leutgeb, che era un valente strumentista salisburghese che il padre di Mozart aveva aiutato finanziariamente «a comprare a credito una casetta, piccola come un guscio di chiocciola, con licenza di caseificio» in un sobborgo di Vienna. Leutgeb nutriva una profonda ammirazione per Mozart, ma questi, pur stimandolo come cornista, lo considerava un ignorante e un superficiale, come è documentato in alcune frasi scritte dallo stesso compositore sul frontespizio delle partiture dei Concerti per corno. Ad esempio, proprio sul frontespizio del secondo concerto, che apparve il 27 maggio 1783 a Vienna, è scritto: «Mozart ha avuto pietà di quell’asino, bue e pazzo di Leutgeb». Mentre a margine del rondò del concerto in re maggiore sono così annotate le pene del povero cornista: «Adagio a lei signor asino, animo, presto, coraggio, oh che stonatura! oh che seccatura! respira un poco, avanti, avanti porco infame, oh maledetto! bravo, ah trillo di pecore, finisci?, grazie al ciel, basta, basta!». Leutgeb accettava di essere strapazzato in questo modo e tollerava docilmente gli scherzi di Mozart, contento di poter suonare quella musica scritta appositamente per lui, soprattutto perché si adattava in maniera superba al carattere dello strumento. I concerti per corno sono mirabili per l’ampia linea melodica, il brio virtuosistico e la vivacità dei tempi finali, sul tipo delle cacce in sei ottavi.
Nel luglio 1960, il governo sovietico chiese a Sostakovic di recarsi nella Germania dell’Est, per seguire il gruppo di cineasti impegnati nella realizzazione del film Cinque giorni – cinque notti, 1960, per il quale il compositore avrebbe scritto le musiche. Le riprese si svolsero a Dresda, dove Sostakovic ebbe modo di constatare con i suoi occhi le conseguenze del nazismo e della Seconda Guerra Mondiale: una città devastata, rasa al suolo dai bombardamenti inglesi ed americani appoggiati dall’Unione Sovietica. L’esperienza lo turbò profondamente, e spontaneo fu per lui tentare di esprimere il proprio stato emotivo tramite una composizione musicale. Riportando drammaticamente in vita quel grido di lutto personale e dolore già udito in altre composizioni, inesorabilmente il Quartetto op. 110 prese forma, suggellato da una significativa dedica: “Alle vittime del fascismo e della guerra. Il Quartetto venne eseguito durante i funerali di Sostakovic, nel 1975, su indicazione dello stesso compositore, acquisendo così definitivamente un deciso spirito commemorativo Oggi ascoltiamo la versione per orchestra d’archi realizzata dal direttore d’orchestra e violista russo Rudolf Barsaj.